Fisco e innovazione digitale

La rivoluzione silenziosa del fisco: come l’economia digitale sta sconvolgendo i paradigmi tradizionali

Per decenni, i sistemi di diritto tributario nazionale adottati dagli Stati si sono basati su principi radicati nella fisicità e nella materialità delle attività economiche, con la “stabile organizzazione” come cardine per l’attribuzione del potere impositivo. Questo modello, tuttavia, si è rivelato totalmente inadeguato di fronte alla dematerializzazione e alla virtualizzazione dei rapporti commerciali. L’avvento dell’economia digitale ha innescato una vera e propria rivoluzione, intervenendo non solo sul nostro modo di vivere e interagire ma anche, in modo meno evidente ma altrettanto profondo, sul mondo della fiscalità internazionale.

Al giorno d’oggi un’impresa può generare enormi volumi di valore in un Paese operando interamente da remoto, senza alcuna presenza fisica tangibile, così producendo una distonia tra il luogo in cui la ricchezza viene effettivamente creata e quello in cui viene tassata, che di solito rimane la giurisdizione di residenza del fornitore del servizio.  

Di conseguenza, molti Stati, inclusi quelli in via di sviluppo, si ritrovano a non poter tassare un valore che è chiaramente generato sul loro territorio.

La problematica si è recentemente evoluta passando dalla semplice stigmatizzazione dei paradisi fiscali a una più ampia “concorrenza fiscale” tra Stati, con ingenti spostamenti di risorse erariali. Al centro di questa sfida del diritto fiscale “globalizzato” risiede la necessità di recuperare un approccio improntato all’equità nel prelievo tra giurisdizioni differenti.

Un aspetto particolarmente delicato e spesso sottovalutato è la monetizzazione dei dati. L’utilizzo massiccio dei dati disponibili in rete, spesso forniti dall’utente finale a titolo apparentemente gratuito, rappresenta una risorsa di potenziale illimitato e di inestimabile valore economico. Eppure, questa ricchezza rimane spesso completamente estranea al prelievo fiscale. Le grandi aziende che sfruttano questi dati, spesso residenti in giurisdizioni a fiscalità privilegiata, realizzano ingenti utili da operazioni che, nella sostanza, rimangono esenti.

Organizzazioni come l’OCSE e la Commissione Europea lavorano da tempo a complessi negoziati volti a superare l’attuale impasse, con l’obiettivo di ridefinire i criteri di collegamento tra le giurisdizioni abbandonando la nozione tradizionale di stabile organizzazione a favore di un principio di value creation, che consentirebbe la tassazione là dove la ricchezza viene effettivamente prodotta, a prescindere dalla presenza fisica. 

A ben guardare, la questione sembrerebbe quasi riflettere- per rilevanza e approccio- quella legata alla gestione delle politiche ambientali, giacché la mancata condivisione di regole fondamentali potrebbe portare a disequilibri e disuguaglianze di enorme impatto in un sistema in vorticosa evoluzione.

Elenco delle fonti utilizzate:

  • Biondi Elisabetta La sfida del diritto fiscale globalizzato: la tassazione dell’economia digitale. Tra ricerca del consenso internazionale ed esercizio della sovranità la nuova era della fiscalità internazionale è già iniziata, 07 mar. 2025, Iris LUISS, https://dx.doi.org/10.13119/11385_249020. 
  • D’albenzio Silvia, Il Pillar 1 e l’ideazione di nuovi paradigmi di tassazione per le imprese digitali, in https://www.innovazionediritto.it/media/pubblicazioni/2022/01/articolo_3.pdf,  2022.
  • Del Federico Lorenzo, Il sistema tributario e l’economia digitale, in Del Federico Lorenzo, Paparella Franco, Diritto tributario digitale, Pisa, 2023, pp. 43-54.
  • Dorigo Stefano, The “algorithmic revolution”: fair taxation, social pact and global governance, in Belov M., The IT Revolution and its Impact on State, Constitutionalism and Public Law, Oxford 2021, p. 161 ss.